CISL FP Veneto. Infermieri di famiglia: vanno calcolati come extra turn over e servono risorse aggiuntive


A scendere in campo è Marj Pallaro, Segretario Generale della CISL FP Veneto che in un'intervista rilasciata a Quotidiano Sanità ha voluto fare il punto sui  “Servizi di Infermieristica di famiglia o comunità” che, stante una recente delibera regionale, saranno disciplinati proprio dalla Regione Veneto.

Prima di tutto va detto che, a conti fatti, l’attuale personale in servizio è già insufficiente a garantire l’attività odierna, sulla quale pesa l'intenso lavoro per il recupero delle liste d’attesa, ormai esondate da argini accettabili dopo i devastanti effetti della pandemia. In seconda istanza, ribadisce Marj Pallaro, vista l’importanza della questione, è indispensabile ipotizzare la massima condivisione di tutto il percorso, "anche attraverso il coinvolgimento dei sindacati a livello locale”.

Non si parla, infatti, di una figura banale nell'ambito dell'assistenza territoriale, ma di professionisti sanitari che dovranno operare tra la presa in carico delle cronicità verso pazienti che non aderiscono ai trattamenti, non in grado quindi di curarsi autonomamente, e le persone fragili con età pari o superiore a 65 anni. In un contesto operativo in cui si prevede un Infermiere di Famiglia o di Comunità (IFoC) ogni 15 infermieri del territorio orientati all’infermieristica di famiglia o di comunità, "noi riteniamo assolutamente indispensabile", afferma Marj Pallaro, "che questi professionisti, essendo per la maggior parte già dipendenti del Servizio Sanitario Regionale, non rientrino, come numeri e costi, negli attuali budget delle spese del personale ma siano sostituiti, e pertanto calcolati e autorizzati, come extra turnover".

Per la CISL FP Veneto va da se che dovranno essere individuate e vincolate delle risorse economiche aggiuntive, per scongiurare che tale operazione abbia ricadute economiche negative ed a scapito dell’assistenza ospedaliera e della prevenzione.

C'è poi da considerare che tra i 1.800 infermieri che parteciperanno alla formazione regionale (come previsto dal provvedimento) sono compresi anche quegli infermieri che attualmente si trovano ad operare in sistemi organizzativi e aggregativi di medicina generale, sanitari questi che non hanno però un rapporto di dipendenza con il Sistema Sanitario Regionale.

"Per rispondere al meglio al nuovo Servizio di infermieristica di famiglia o comunità", sottolinea Marj Pallaro, "appare evidente che per offrire la necessaria omogeneità formativa e operativa, questo personale non dovrà avere frammentazioni organizzative, ma dovrà essere dipendente dell’Azienda sanitaria a cui afferisce il territorio". Tutto ciò consentirebbe un impiego ottimale dei professionisti senior che, avendo svolto un percorso all’interno delle varie unità operative ospedaliere, hanno acquisito delle competenze sul campo utilissime per migliorare la presa in carico della cronicità e perciò propedeutiche alla riuscita del progetto".

Ciò che CISL FP Veneto sostiene, in una logica di assoluto buon senso, ma anche di esperienza sul campo, nelle aziende e sui territori, è che debba valere il principio generale che ogni cambiamento organizzativo presuppone che tutti gli attori all’interno del sistema agiscano per il raggiungimento di obiettivi comuni e coerenti con il modello individuato.

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