CISL FP Veneto. RSA: non servono soldi, ma una completa riorganizzazione. La proposta CISL FP e FNP


Ne tornano a parlare  Marj Pallaro e Tina Cupani, segretarie generali rispettivamente di Fp e Fnp Veneto, attraverso le pagine di Quotidiano Sanità. Rilanciano una proposta, presentata a giugno, sul riassetto dei centri servizi valorizzandone la prossimità: “anche così si evita l’aumento delle rette. Riformarle insieme a PNRR e ATS”. Una visione di insieme che la Regione però fatica ad avere, all'interno di una sanità, in modo particolare nell'area di assistenza sociosanitaria territoriale, che sta vivendo una forte crisi. 

Un dato per tutti: le RSA sono 347 in Veneto, quindi con una presenza capillare in tutta la regione. Appare quindi chiaro che, alla luce di questo numero, la crisi del sistema sanitario ha, sul territorio, un impatto profondo, soprattutto sui centri servizi residenziali, pubblici e privati, che dalla pandemia in poi hanno mostrato tutti i loro punti deboli e che ora, tra carenza di personale e costi energetici, si trovano al bivio se aumentare o no ancora una volta le rette.

Chiedere più fondi è certamente la soluzione d'impeto, è successo anche pochi giorni fa in V Commissione in Consiglio regionale del Veneto. Meglio ancora però sarebbe però riformare completamente le RSA, che è poi ciò che sollecitiamo come Cisl Fp e Fnp Veneto. "Una riforma possibile", ribadisce Marj Pallaro, "e noi della CISL lo affermiamo da tempo. Serve un cambio di strategia che inglobi e vada oltre la pur necessaria riforma delle Ipab mai fatta in 23 anni. Una riforma che sia anche coordinata a quella degli ATS e alla messa a terra del PNRR".



La ricetta presentata dalla CISL FP e FNP parla di un riassetto che deve prevedere anche una riorganizzazione delle governance, sovente troppo legata ai Comuni di afferenza, e delle gestioni amministrative. Tutto ciò darebbe vita ad un circolo virtuoso tra risparmi di costi gestionali e ampliamento dei servizi e, quindi, aumento delle entrate, con un considerevole beneficio sia per le strutture che per il territorio. E con ovvie e positive ripercussioni sulla quota delle rette residenziali a carico delle famiglie. E' una visione che vogliamo condividere con tutti gli attori coinvolti, nonostante la Regione Veneto continui a tenere inspiegabilmente separati i temi sociosanitari e le strutture si chiudano sempre di più in se stesse.

Per noi della Cisl questa proposta “è una strategia che guarda al futuro”, pur non essendo una ricetta sostitutiva di altre azioni necessarie, sollecitate a più riprese, ma ancora lontane dal vedere una risposta soddisfacente da parte della Regione Veneto:
  • l’incremento delle impegnative di residenzialità (oggi un anziano su 4 deve pagarsi interamente la retta che supera anche i 3mila euro al mese)
  • l’aumento dei posti letto in relazione all’invecchiamento della popolazione e, quindi, all’aumento degli anziani non autosufficienti.
Entro il 2042, stante una ricerca CISL FNP, dovranno essere attivati altri 10.700 posti letto aggiuntivi ai 34 mila odierni, per garantire la stessa proporzione di oggi di 17% anziani non autosufficienti assistiti in struttura e 83% in casa. Appare chiaro l'impegno della CISL FP in una prospettiva che guarda al domani.

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